a doppia mandata

Lunedì parlavo di me, e mi sono definita “chiusa o meglio sigillata”.

è una sensazione quasi fisica: se provo ad immaginare di mollare il controllo che ho delle mie emozioni e di quello che faccio vedere di me, mi sento fisicamente esposta. Come quando togli un cerotto dopo averlo tenuto su troppo (troppo!!! appunto!!) tempo, e la pelle sotto non si sente più abituata a sentire il contatto dell’aria.

Ho paura di piangere. Non voglio piangere per certe cose che non ritengo degne delle mie emozioni. Di me.

Eppure probabilmente a volte piangere serve, tira fuori i mostri.. e magari poi scopri che i mostri non sono che vecchi spauracchi.. ma quando li hai chiusi dentro, dietro, sotto.. non so dove… quando li hai nascosti erano così paurosi. Come si fa a trovare il coraggio di riaprire quei nascondigli? Io non ce l’ho.

Lunedì ho aperto uno spiraglio.. mi sono sentita così male..! Volevo richiudere tutto subito, non voglio sentire quel dolore. Non voglio dedicare il mio dolore a certe situazioni.

Il giorno dopo, ma ancora adesso, mi sono sentita come durante la convalescenza dopo una bruttissima influenza. Il martedì mattina vado in palestra, ho lavorato tantissimo, avevo bisogno di sentire qualcosa di fisico che mi distraesse da me stessa. Nonostante la sera prima mi fossi distratta abbastanza, e nonostante avessi dormito senza stare a rimuginare troppo sui miei pensieri (direi anche sorprendentemente) mi sono svegliata veramente cupa. Avevo davvero tanta voglia di rimanere a letto e ricominciare a piangere.

La palestra, e il resto della giornata sono serviti decisamente a farmi passare il momento difficile, poi questa settimana sono stata molto impegnata, sono uscita quasi tutti i giorni, ed effettivamente non ho più ripensato ai miei mostri.

Quello che non so è se sia giusto per me.

 

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