Frida

Domenica scorsa sono stata alla mostra su Frida Kahlo che c’è al Mudec a Milano.
Avevo prenotato un mese prima, trovando su Groupon un’offerta per la visita guidata, e devo dire che è stata un’esperienza davvero bella.
Mi ero informata sul personaggio Frida, proprio perchè negli ultimi tempi è diventata un fenomeno mediatico abbastanza importante, e avevo letto velocemente su Wikipedia la storia della sua vita.

È una storia affascinante, ed ho apprezzato il punto di vista della guida, che ha sottolineato più volte il fatto che Frida all’epoca di Frida non era nessuno se non la moglie del famosissimo Diego Rivera, e che probabilmente proprio grazie a questo suo legame è riuscita a raggiungere la notorietà che l’ha portata ad oggi.
Oggi noi occidentali “non artisticamente colti” conosciamo Frida e non sappiamo chi era Rivera.
La mostra non è in ordine cronologico, ma percorre la vita di Frida da 4 punti di vista principali ovvero 4 sezioni della mostra stessa: DONNA, TERRA, POLITICA, DOLORE.
Perchè Frida è una DONNA che è sempre stata attenta al avalore della femminilità
È legata alla sua TERRA, il Messico, nelle sue tradizioni più antiche.
È sempre stata legata al partito, e la POLITICA ha una presenza forte nelle sue opere.
Infine, perchè Frida è una donna che ha sofferto molto, il DOLORE ha purtroppo avuto un ruolo importante nella sua vita, e anche questo lo ha portato sotto i nostri occhi.

Personalmente i quadri di Frida non mi piacciono. La “bellezza” secondo me è altro.
Mi ha molto colpita la sua capacità di comunicare, e soprattutto la capacità di non avere filtro.
Mi ha fatto venire in mente le canzoni di Amy Winehouse, ho avuto la stessa sensazione.

Ascoltando le canzoni della Winehouse ho sempre pensato “ma come diavolo fa?? Come fa a scrivere certe cose, in questo modo, e come fa a cantarle su una musica divertente?”

Rehab è terribile!
“They tried to make me go to rehab – I said, no, no, no”
“I ain’t got the time – And if my daddy thinks I’m fine.. He’s tried to make me go to rehab – I won’t go, go, go”

Nelle sue canzoni c’è un dolore enorme, che mi sono sempre chiesta come sia stato possibile tirarlo fuori e vederlo.
Mi sono posta la stessa domanda guardando i quadri di Frida.
Un dolore così grande, una colonna spezzata, un infinito desiderio di maternità mai potuto avverare e che anzi, si è scontrato con la realtà dell’aborto.
Ha disegnato tutto, con colori il più delle volte sgargianti, e tratti chiari e inequivocabili.

La guida ci ha riportato le parole che il marito usava per descrivere la caratteristica principale di Frida. Lui, tutti, dipingevano quello che vedevano. Lei dipingeva quello che sentiva.
È sicuramente molto vero, ma ho subito pensato al fatto che Frida è (purtroppo) uno dei pochissimi esempi di arte femminile che abbiamo, e quindi questa grande differenza che emerge è da una parte giustamente attribuita a lei come sua caratteristica, dall’altra mi viene da dire che sia dovuta proprio al fatto che per nostra natura noi donne siamo psicologicamente molto più complesse degli uomini, e questo nell’arte in quanto canale di comunicazione, non può che emergere.

Comunque, concludendo, la mostra come percorso nella figura di Frida Kalho “oltre il mito” mi è piaciuta molto e credo sia stata pensata ed impostata molto bene. La consiglio!

La sera a casa eravamo ancora sull’onda entusiasta del personaggio tanto che abbiamo deciso di vedere il film su Frida che c’è su Netflix, così le abbiamo praticamente dedicato la giornata!

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